Che l’avventura abbia inizio! Ho da poco finito il primo capitolo della saga di Poldark di Winston Graham, e poche altre volte nella vita mi è capitato di terminare un libro sapendo di averne altri nove da leggere. In realtà, mi è capitato anche con Harry Potter, anche se lì i libri erano solo sette. In effetti, la saga di J.K. Rowling mi è sempre sembrata molto più corposa: mi succede sempre coi libri che finiscono direttamente nel mio scaffale dei capolavori. Anche dopo aver finito “L’apprendista assassino” di Robin Hobb ho percepito quella tranquillità e quel senso di beatitudine che significa solo che ci si trova di fronte ad una saga lunga e perfetta così.
“Ross Poldark” è, appunto, il titolo del primo libro de “La saga di Poldark” di Winston Graham. Ambientato in Cornovaglia, ruota intorno alle vicende di Ross Poldark, signorotto locale tornato dall’America che si trova a dover gestire le proprietà ereditate dal padre dopo anni di incuria.
Di saghe familiari ne ho lette abbastanza. Non voglio ergermi a esperta del genere, ma diciamo che qualcuna l’ho letta, e ne ho lette sia di quelle senza una trama, sia con intrecci più o meno complicati. E ho amato alla follia entrambi i tipi, quando i personaggi erano abbastanza forti da essere in grado di tenere in piedi la baracca (Tony Buddenbrook, sto parlando di te). Ecco, il primo romanzo della saga di Graham non si incasella in nessuno dei due. La trama narrativa non solo è debole, ma proprio non esiste! Non ho mai letto un libro così fine a sé stesso e così vuoto di avvenimenti come questo. Fondamentalmente, a Ross e a quelli che gli stanno intorno succedono una serie di cose, una di seguito all’altra, senza apparente spiegazione e senza che il lettore abbia il tempo di metabolizzare quello che sta succedendo.
Velocità e personaggi
La velocità di questo libro potrebbe essere il suo punto debole, ma in un certo qual modo è anche il suo punto di forza. Quelle quattrocento pagine le ho portate a termine in neanche due settimane. Graham non si sofferma su inutili orpelli, la sua scrittura è asciutta, un po' nordica, si sofferma su quelle due o tre informazioni importanti per il lettore e non va oltre.
Questa velocità, però, è anche il punto debole del libro. Arrivi a metà del libro che ancora non è successo molto. Ross è più o meno lo stesso delle prime pagine, sono tutti ancora vivi e a parte un paio di drammi totalmente trascurabili, non è successo niente. Poi, come in moltissimi libri accade, nelle ultime 150 pagine succede l’impossibile: Demenza entra in gioco, Ross apre una nuova miniera, Verity si ritira a vita privata e diventa una specie di zitella depressa, lo zio Charles muore e tutta una serie di vicissitudini che, se pure fossero accadute un po' prima, non sarebbe stato male. Forse Graham sapeva già di voler scrivere dieci libri sulle vicende di Poldark. Sono quasi portata a crederci, vista la miseria narrativa del primo libro.
Cornovaglia mia
A differenza della scrittura di Ken Follett, ad esempio, quella di Graham non è volgare e nemmeno crudele. Sebbene sia un romanzo ambientato nel Settecento, dove la violenza ancora esisteva (anche se non come nel medioevo, certo), in questo primo volume della saga di Poldark quasi non ve n’è traccia. E’ un bene? Ni. “Ross Poldark” è un libro quasi etereo, talmente veloce e dal tocco leggero da lasciare quasi una sensazione impercettibile addosso. Anche l’ambientazione in Cornovaglia ha un potenziale totalmente sprecato: più che accennare al mare in burrasca e alle onde che si infrangono sugli scogli, della Cornovaglia non c’è altro. Winston Graham ci è pure nato, in Cornovaglia. Per favore, nei prossimi libri potresti descriverci un po' di più questa fatata e meravigliosa terra? Non è così semplice trovare un romanzo ambientato in questa regione. Non importa se le descrizione settecentesche non sono così precise. Davvero. Non ti boccerò per questo alla prossima recensione, lo giuro.
Promosso o bocciato?
Infatti, quello che vorrei dirvi è che, nonostante questo sproloquio sembri condurre al peggio, non mi sento di bocciare questo primo volume della saga familiare di Poldark. Ross Poldark è un buon protagonista, ma che deve ancora sbocciare. Anche Demelza è scritta bene, forse addirittura meglio di Ross. Il secondo volume della saga si intitola proprio “Demelza”, per cui aspetterò a esprimermi su di lei. Ross e Demelza sono i protagonisti assoluti, questo non è un romanzo corale alla Ken Follet, e loro si prendono tutta la scena. Preferisco questi ultimi? No di certo, sapete quanto ami leggere di più personalità, e quanto più complesse sono, tanto meglio è. Mi piace seguire più filoni narrativi, più intrecci e più complicazioni. Sono abbastanza convinta, però, che nei prossimi libri Ross e Demelza mi stupiranno. Spero che Graham ampli l’orizzonte della storia, ma non solo: anche dell’ambientazione e delle personalità dei protagonisti.
Punto di forza è sicuramente la scrittura scorrevole e sempre azzeccata di Graham, che ha fatto di una narrazione e di personaggi così così un libro meritevole e che, alla fine, consiglierei. Ci riaggiorniamo a “Demelza” terminata. Winston, non mi deludere.
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