Un universo antico, ricco e affascinante, a cui è stata data una vita nuova e decisamente attuale. Letto in praticamente un giorno, divorato mentre ero in un camping nel parco nazionale delle Great Smoky Mountains, diviso tra due Stati (Tennessee e North Carolina), Miti del Nord è un libro cinico, senza fronzoli, capace di farti estraniare dalla realtà e farti assaporare un passato talmente passato che sembra eterno e, dunque, universalmente giusto.
“Odino il Supremo, saggio, audace e astuto; Thor, suo figlio, incredibilmente forte ma non certo il più intelligente fra gli dèi; e Loki, nato da un gigante, fratello di sangue di Odino, insuperabile e scaltrissimo manipolatore”. Neil Gaiman ci offre una riscrittura dei grandi miti del Nord di cui tutti sentivamo la necessità: è uno di quei libri che non avrei mai voluto finire e, una volta terminato, avrei voluto ricominciare daccapo.
Lungo un arco narrativo che inizia con la genesi dei nove leggendari mondi, Gaiman – con la sua scrittura brillante e divertente - ripercorre le avventure e le gesta di dèi, nani e giganti. Con Miti del Nord entriamo in confidenza con il pantheon scandinavo, ai più sconosciuto (o, comunque, meno noto di quello greco) e della bizzarra natura degli dèi: ferocemente competitivi, capricciosi, predisposti all'inganno e inclini a farsi governare dalle passioni.
La scrittura è irriverente e sarcastica, le storie sono sia strazianti sia ironiche, il tutto accompagnato da una neanche troppo malcelata indifferenza rispetto all’andamento dei fatti. Una lettura che essendo divisa per racconti può essere, tra l’altro, assaporata anche senza continuità o diventare una sorta di riferimento per andare a rivedere certe storie (facoltà di cui, come dicevo, non sono stata in grado di avvalermi).
Non è un romanzo, ma una raccolta di miti, esposta con lo stile tipico del mito o della fiaba, con le sue assurdità o esagerazioni, perché il mito è mito e non c’è via di scampo. A differenza di altri romanzi che ho letto (ad esempio, Circe della americana Madeleine Miller) non è una narrazione romanzata o arricchita, gli dèi non vengono umanizzati, anzi: rimangono immobili nel tempo, ancorati alle loro stranezze immortali. Nel complesso è esattamente quello che promette, il che, visti i tempi, è già un bel pregio. Manca una narrazione più evocativa e approfondita, qualche passaggio che si discosti dai libri di storia e si avvicini di più alle ballate tramandate di bottega in bottega, o intorno a un fuoco vivo: ma Gaiman non ci ha dato false aspettative, e noi, per apprezzare al meglio Miti del Nord, non dobbiamo crearcele.
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