Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di "Tra i Leoni - Bocconi University Newspaper", anno 23, numero 91, maggio 2020. Lo trovate al seguente link: https://traileoni.it/2020/06/tra-la-lotta-per-lemancipazione-delle-donne-e-limpegno-politico-chi-era-nilde-iotti-la-prima-donna-presidente-della-camera/ https://bocconi-my.sharepoint.com/personal/traileoni_unibocconi_it/_layouts/15/onedrive.aspx?id=%2Fpersonal%2Ftraileoni%5Funibocconi%5Fit%2FDocuments%2FCartacei%2F2020%2D05%20Tra%20i%20Leoni%2Epdf&parent=%2Fpersonal%2Ftraileoni%5Funibocconi%5Fit%2FDocuments%2FCartacei
Leonilde (Nilde) Iotti nacque a Reggio Emilia il 10 aprile 1920. Fu insegnante, dirigente comunista e prima donna in Italia nominata Presidente della Camera dei deputati. Partigiana, costituente, fu anche la prima donna a ricevere un mandato esplorativo per formare un governo.
Quella che oggi viene ricordata come una delle “madri della Repubblica”, e che pochi giorni fa, il 10 aprile del 2020, avrebbe festeggiato cent’anni, nacque in una famiglia che versava in condizioni economiche disagiate. Nonostante questo, il padre, un sindacalista socialista che durante la dittatura era stato perseguitato dai fascisti, aveva voluto che la figlia studiasse. Nilde si era così iscritta e poi laureata in Lettere e Filosofia all'Università Cattolica di Milano. Nonostante la povertà che caratterizzò tutta la sua giovinezza (e che la costrinse, così come ricordato in molte interviste, a indossare per molti anni il cappotto rovesciato di suo padre), la Iotti desiderava ardentemente soddisfare i genitori, che volevano che lei studiasse per diventare “qualcuno”.
Rimasta orfana di padre nel 1934, Nilde riuscì a proseguire gli studi grazie all’impegno lavorativo della madre. Erano gli anni del fascismo, in cui le donne erano relegate al focolare domestico. Durante il periodo universitario, Nilde si allontanò dalla fede cattolica, avvertita dalla stessa come assolutista e intollerante. Dopo la laurea, trovò un impiego come insegnante presso l’Istituto tecnico industriale di Reggio Emilia.
Con l’adesione dell’Italia alla Seconda Guerra Mondiale, Nilde, seguendo le orme del padre, si iscrisse al P.C.I. Entrò nelle file della Resistenza, operando nei “Gruppi di difesa della donna”, dei quali venne nominata responsabile nonostante la giovane età (era poco più che ventenne). Il primo di questi organismi fu costituito a Milano nel 1943, e ben presto dalla città del Nord Italia si estesero su tutto il territorio italiano ancora occupato, perseguendo l'obiettivo di mobilitare, attraverso un'organizzazione clandestina, donne di età e condizioni sociali differenti per far fronte a tutte le necessità derivanti dalla guerra. Questi gruppi femminili si occuparono della raccolta di indumenti, medicinali, alimenti per i partigiani e si adoperarono per portare messaggi, custodire liste di contatti, preparare case-rifugio, trasportare volantini, opuscoli e anche armi. Nilde svolse il ruolo di porta-ordini, uno dei ruoli più significativi e pericolosi assunti dalle donne in quegli anni.
I Gruppi di difesa delle Donne contribuirono a una presa di coscienza, civile e politica, da parte delle donne, messe all’angolo da secoli di esclusione dalla vita pubblica e da vent’anni di fascismo. Il 2 giugno 1946 fu una data immensamente preziosa per la storia italiana: grazie al Referendum che avrebbe dato vita alla Repubblica Italiana, le donne poterono esercitare per la prima volta il diritto di voto e furono così "considerate, dal punto di vista politico, cittadine a pieno titolo”. A quel punto, la ventiseienne Nilde Iotti venne mandata in Parlamento. Lì, conobbe Palmiro Togliatti, capo del P.C.I. con cui si legò sentimentalmente. Questo ebbe una notevole incisione su buona parte della sua vita politica, e non risparmiò la Iotti da una continua serie di attacchi: Togliatti, infatti, era un uomo di 53 anni, sposato e con un figlio. La stessa affermò in seguito che “solo dopo la morte di Togliatti il partito mi rispettò, e cominciò la fase più importante e rapida della mia carriera politica.” Sempre il 2 giugno del 1946, Nilde venne eletta all’Assemblea Costituente, che lei stessa definirà come “la più grande scuola politica a cui abbia mai avuto occasione di partecipare.” L’Assemblea Costituente, in rappresentanza del popolo italiano, si riunì per la prima volta il 25 giugno del 1946 per nominare il Capo provvisorio dello Stato (sarà poi eletto Enrico De Nicola) e per designare i 75 membri rappresentativi di tutta l’Assemblea. Nilde entrò a far parte anche di questa commissione, alla quale fu assegnato il compito di redigere la bozza della Costituzione repubblicana, da sottoporre al voto dell'intera Assemblea. Il 22 dicembre del 1947 venne approvato, a larghissima maggioranza, il testo definitivo della Costituzione che, una volta promulgato dal Capo Provvisorio dello Stato, entrò in vigore il 1° gennaio 1948.
Nell'ambito della Costituente e nel corso di tutta la sua attività parlamentare, Nilde Iotti si impegnò profondamente a favore dei diritti delle donne e per le famiglie. Nella sua Relazione sulla famiglia del 1946, l’Onorevole scrisse che “l’Assemblea Costituente deve inserire nella nuova Carta Costituzionale l'affermazione del diritto dei singoli, in quanto membri di una famiglia o desiderosi di costruirne una ad una particolare attenzione e tutela da parte dello Stato”, auspicando il superamento dell’ormai obsoleto Statuto Albertino. Nella stessa Relazione, si occupò anche di definire la posizione della donna: “la donna, era ed è tuttora legata a condizioni arretrate, che la pongono in stato di inferiorità e fanno sì che la vita familiare sia per essa un peso e non fonte di gioia e aiuto per lo sviluppo della propria persona. Dal momento che alla donna è stata riconosciuta, in campo politico, piena eguaglianza, col diritto di voto attivo e passivo, ne consegue che la donna stessa dovrà essere emancipata dalle condizioni di arretratezza e di inferiorità in tutti i campi della vita sociale e restituita ad una posizione giuridica tale da non menomare la sua personalità e la sua dignità di cittadina.” La Relazione, scritta quando le donne italiane si erano appena affacciate sulla scena politica, si propose come tentativo molto coraggioso di svecchiamento e di rinnovamento democratico: dobbiamo considerare, infatti, che con l’avvento della seconda guerra mondiale il femminismo storico era stato spazzato via, insieme a tutti i partiti politici e a tutte le libertà, e che il ruolo della donna era un ruolo essenzialmente domestico. L’emancipazione poteva derivare dal lavoro, e pertanto la nuova Costituzione avrebbe dovuto assicurare il diritto al lavoro senza differenza di sesso. Altri elementi di studio furono le questioni dell'indissolubilità del matrimonio, per la quale Nilde manifestò tutta la propria contrarietà rispetto all’inserimento della stessa nella Costituzione, e del principio dell'uguaglianza giuridica dei coniugi, i quali avrebbero dovuto avere eguali diritti e doveri nei confronti dei figli.
Dopo l’esperienza nella Costituente, Nilde proseguì la propria missione politica a favore dei diritti delle categorie più disagiate, in primo luogo le donne, sia in Parlamento, sia all'interno del P.C.I. Fu promotrice della legge sul diritto di famiglia del 1975, della battaglia sul referendum per il divorzio (1974) e per la legge sull'aborto (1978). La sua eredità è custodita anche nella Costituzione. Al momento della stesura dell'articolo 51, che disciplina l’accesso ai "pubblici uffici e alle cariche elettive" prescrivendo che "tutti i cittadini" possono accedervi "in condizioni di eguaglianza", molti deputati chiesero di aggiungere l’inciso: "Conformemente alle loro attitudini, secondo norme stabilite dalla legge”. La Iotti e le altre colleghe sostennero a gran voce che l’obiettivo fosse quello di limitare le donne stesse, specie nella carriera di magistrato. La protesta andò a buon fine: quella riga non venne mai aggiunta.
Dal 1979 al 1992, Nilde Iotti ricoprì la carica di Presidente della Camera, prima donna nella storia parlamentare italiana a svolgere tale ruolo. Nel suo discorso del 29 giugno 1979 non potè non affrontare il tema dell’emancipazione e della parità di genere: “io stessa - non ve lo nascondo - vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione.” Lo sguardo di Nilde Iotti fu sempre attento a tutti gli aspetti della vita delle donne. Soprattutto, Nilde era convinta del ruolo autonomo e innovativo della battaglia di libertà femminile nello sviluppo della democrazia. Ella promosse la parità salariale, il riconoscimento del valore sociale della maternità, la riforma del diritto di famiglia e l’introduzione dell’istituto del divorzio. Il suo legame con le donne era profondo, e accompagnato da un incoraggiamento continuo. Per tredici anni Nilde Iotti ricoprì con grande prestigio tale incarico, sino alla data del 18 novembre 1999 quando, già gravemente malata, consegnò le sue dimissioni, tra l'applauso dell’intero Parlamento.
A nome di Nilde Iotti sono intitolati, in molte parti d’Italia, asili, organizzazioni giovanili e sedi dei Democratici di sinistra. Nel 2011 venne costituita la Fondazione Nilde Iotti, la quale ha come primo obbiettivo quello di far vivere fra i giovani il senso della politica della Iotti e il suo stile, ossia quello di una donna dedita ai valori della libertà, solidarietà e giustizia sociale, che si è affermata nella politica facendo leva sui suoi meriti e sulla sua forza individuale, ma sempre tenendo vivo il legame con le altre donne. La Fondazione intende contribuire a creare una rete tra le tante attività che le donne stanno sviluppando nella società. Vuole coinvolgere le donne imprenditrici, le competenze femminili presenti nelle università e negli istituti di ricerca, stabilendo un collegamento con le scuole per promuovere attività formative rivolte soprattutto alle giovani. L'obiettivo della Fondazione è infatti quello di contribuire a far diventare le donne una classe dirigente, un obiettivo che sicuramente non si è ancora realizzato nel nostro Paese.
Il 28 marzo 2009 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione della giornata commemorativa organizzata dal Comune di San Quirico d'Orcia (Siena) per ricordare Nilde Iotti, ha detto: “Nilde Iotti […] ha rappresentato un esempio altissimo di rigore morale, di forte passione civile, di intelligente e totale impegno al servizio delle istituzioni del paese. Nella sua vicenda umana e politica si riflette la storia stessa dell'Italia repubblicana, che ella ha accompagnato nel cammino di ricostruzione e di sviluppo dai banchi dell'Assemblea costituente e poi della Camera dei Deputati, di cui per lungo tempo fu presidente unanimemente apprezzata, garanzia di libero confronto per tutti i gruppi politici. La lezione politica di Nilde Iotti, anche nella costante affermazione del principio costituzionale dell'uguaglianza della donna nella società, nel lavoro e nelle professioni, mantiene oggi intatta tutta la sua forza e attualità, e la manifestazione di oggi costituisce un giusto riconoscimento ad una eredità che è patrimonio dell'intero paese.”
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