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Immagine del redattoreMartina Nicelli

Cose che non interessano a nessuno L'omosessualità in Mauritania

Aggiornamento: 24 feb 2022

Uno dei miei passatempi preferiti è cercare cose su Wikipedia. Sì, cose, perché in realtà non ho un argomento fisso: mi piace spaziare, ma spesso finisco su pagine geografiche. Ultimamente ho trovato una pagina che non mi dà tregua: la classifica degli stati del mondo per ISU. Sono partita dagli stati con l’ISU più basso e ho letto la pagina di Wikipedia di ognuno di loro, con annessa pagina sulla capitale, sull'aeroporto e altre cose che non interessano a nessuno.

ISU sta per indice di sviluppo umano, che a quanto ho capito è una cosa un po' poco affidabile, perché di classificazioni sui paesi e sui relativi ISU ne esistono a centinaia. L’ISU, in pratica, è un indice comparativo dello sviluppo dei vari paesi, calcolato tenendo conto dei diversi tassi di aspettativa di vita, istruzione e reddito nazionale lordo pro-capite, ed è diventato uno strumento standard per misurare il benessere di un paese. Gli stati vengono divisi in quattro aree: stati con ISU molto alto, alto, medio e basso, e così si crea la lista di Wikipedia che sta riempiendo i miei momenti morti.

Tutto questo spiegone -di quelli che dai Martina, non interessa proprio a nessuno- per dire che oggi, mentre mi accingevo, col sudore che mi imperlava la fronte -e io ho la fronte alta, quindi un sacco di sudore- a terminare la classifica degli stati con ISU basso, leggendo FINALMENTE l’ultima pagina di Wikipedia (signori e signore, ecco a voi la Siria!), continuavo ad avere la sgradevole sensazione che qualcosa mi si fosse incastrato tra un pensiero e l’altro.

Alla posizione n. 161, con un ISU dello 0,527, c’è la Mauritania, uno stato che conosco solamente per due motivi: 1) perché avrò letto le pagine Wikipedia di ogni singolo stato africano almeno una decina di volte e 2) perché confina col Sahara Occidentale, che è un territorio conteso dal Marocco, paese che ho visitato nel lontano 2011 e del quale mi sono, tutto sommato, innamorata, e che spero di tornare a visitare presto, con occhi diversi[1].

E che avrà fatto, questa Mauritania? Leggendo la pagina di Wikipedia, mi sono imbattuta, abbastanza in fretta, devo ammettere, in una frase: […] Da non confondersi con l'antica regione della Mauretania, è attraversata al proprio interno dal confine tra mondo arabo e Africa nera e la capitale, e città più grande, è Nouakchott, posta sulla costa atlantica. In essa ha corso una moneta non decimale ed è uno dei 77 stati in cui l'omosessualità è considerata un crimine, per il quale viene applicata la pena di morte con decapitazione in pubblico. La situazione economico-sociale è abbastanza critica dal momento che circa il 45% della popolazione vive con meno di 2 dollari statunitensi al giorno. Ve l’ho citata esattamente così com'è scritta su Wikipedia, e voi direte, perché? Se volevo leggermi la pagina di Wikipedia, ci andavo, no?

In realtà, è proprio lì, tra quelle sei-sette righe, che è scattato il mio campanello di allarme, e che mi ha fatto abbandonare le città della Siria[2], per tornare alla ben più africana Mauritania. Tra l’avvertenza, quasi da libretto di istruzioni (Da non confondersi con l’antica regione della Mauretania […]), la capitale (col nome che sembra un po' una marca di cioccolato), la moneta non decimale e la situazione economico-sociale critica (ovvio, se no mica stava tra gli stati con un ISU basso), eccola lì, la frase incriminata: è uno dei 77 stati in cui l'omosessualità è considerata un crimine, per il quale viene applicata la pena di morte con decapitazione in pubblico. Messa così, al secondo paragrafo, ancora prima dell’indice, come a dire: se vuoi sapere qualcosa sulla Mauritania, sappi che questo è importante.

Dato che è così importante, sono andata a rileggermi la pagina Wikipedia, e non ho trovato nulla, a parte quella singola frase, sulla criminalizzazione dell’omosessualità in Mauritania. Ma come? È un’informazione di vitale importanza, inserita quasi casualmente in uno dei primissimi paragrafi, come a dire te la scrivo qua affinché tu capisca che è importante e la approfondisca. Ecco dove stava il mio tarlo: quella frase ha attirato la mia attenzione, che poi, però, non è stata soddisfatta.

Dato che, oltre a naso, capelli e voglia di primeggiare, ho ereditato dalla mia mamma anche una certa dose di curiosità, a quel punto sono andata a cercare le mie informazioni altrove. Grazie Wikipedia, alla prossima.

Ovviamente, non ho trovato molto. La Mauritania è un paese decisamente sconosciuto, e per questo la maggior parte degli articoli trovati mi rimandavano a classifiche un po' più generiche, dai titoli come “Essere gay in Africa può costare la vita” oppure “Dossier su pena di morte e omosessualità”. Interessanti, senza alcun dubbio, ma a me interessava la Mauritania. Così ho proseguito, e finalmente ho trovato qualcosa.

In Mauritania le persone LGBT sono perseguitate e non godono di alcun diritto. Va da sé, che le coppie omosessuali non hanno alcun riconoscimento legale. Secondo l'Articolo 308 del Codice penale del 1983, "Qualsiasi uomo musulmano adulto che commette un atto impudente o innaturale con un individuo del suo stesso sesso dovrà affrontare la pena di morte per lapidazione pubblica". La mia anima giuridica, non appena ha visto un articolo di un Codice penale, ha subito pensato che sarebbe stato interessante leggersi l’intero codice, o almeno l’indice, per vedere se si riusciva a scoprire qualcosa in più sull'andamento delle cose nella nostra Mauritania. Ahimè, ha trovato solo codici in francese, che non è proprio la sua lingua madre[3].

“Mauritania, arrestati 10 giovani gay: avevano partecipato a una festa di compleanno”. Questo sembrava più interessante, e finalmente cominciavo a scoprire qualcosa. Era una notizia di febbraio 2020, e sembrava aver raggiunto una certa diffusione, perché quello che all'inizio mi era sembrato un unico link, alla fine si era rivelato solo il primo di una lunga serie. Tutto si era originato sui social, dove avevano cominciato a circolare delle foto e dei video, apparentemente di un matrimonio tra due uomini a Nouakchott. Quelle foto avevano portato all'interrogatorio di diciassette persone, di cui dieci erano poi state incarcerate e otto condannate a due anni di reclusione[4].

In realtà, ovviamente, non c’è stato nessun matrimonio. Secondo la polizia, si trattava della "celebrazione del compleanno di un omosessuale cui aveva invitato solo i suoi simili". Come i leoni che corteggiano le leonesse, e le rondini che volano in stormi di rondini, dopotutto.

Queste persone sono state accusate di “atti contrari alla morale", "di aver commesso atti proibiti da Allah" e di "pubblicazione di una cerimonia dissoluta".

Il Codice penale della Mauritania, quindi, contempla la pena capitale per gli omosessuali (e non è l’unico Paese al mondo, perché si servono della pena di morte anche Afghanistan, Emirati Arabi, Qatar e Pakistan). A onor del vero, ci sono stati anni, come il 2018, nei quali non sembra che ci siano stati casi di persone imprigionate o condannate a morte per rapporti omosessuali. C’è anche da aggiungere che la società mauritana tollera, in determinate circostanze, persone gay o lesbiche, regolarmente invitate a partecipare a feste e celebrazioni. Ma le stesse sono per lo più derise dall'opinione pubblica e stigmatizzate. Come a dire: puoi essere quello che vuoi, ma poi non ti lamentare se al matrimonio del cugino ti tiro le arance.

La Mauritania, quindi, non è propriamente gay friendly, e purtroppo è una tendenza che accomuna molti stati del continente africano (e non solo). Da ultimo, il Gabon, che sembrava avercela fatta a depenalizzare i rapporti tra persone dello stesso sesso, nel giugno del 2019 ha reintrodotto la c.d. legge antigay, che punisce fino sei mesi di prigione e con sanzioni pecuniarie i rapporti tra due persone di sesso maschile.

C’è anche della speranza, però: negli ultimi anni, Angola, Mozambico, Seychelles e Botswana hanno depenalizzato i rapporti tra persone dello stesso sesso, unendosi così a quanto precedente fatto in Costa d’Avorio, Mali, Repubblica Democratica del Congo e Lesotho. Se pensiamo che fino al 2016 persino[5] in Italia non esisteva nessuna legge che disciplinasse le unioni tra persone dello stesso sesso, forse possiamo pensare che non tutto sia perduto.

Avete presente quando non vi rendete conto di qualcosa fino a che non ve la trovate di nuovo davanti agli occhi, e allora vi ricordate della sua esistenza? Esistono intere comunità, migliaia e migliaia di persone, senza una tutela, e solo perché io sono una privilegiata eterosessuale, con la strada già spianata, tendo spesso a dimenticarlo.

L’altro giorno, pensando agli argomenti da trattare con i ragazzini dell’oratorio, abbiamo ipotizzato di discutere con loro di diritti LGBT. Ma poi ci siamo detti: cosa c’è da discutere? Si chiamano diritti, e mica per niente. E allora abbiamo rimandato. Sarà un caso, se qualche giorno dopo mi sono imbattuta in questa mezza riga? È uno dei 77 stati in cui l'omosessualità è considerata un crimine, per il quale viene applicata la pena di morte con decapitazione in pubblico. Più lo rileggo, e più mi dà i brividi. Cosa posso fare io, per essere più rispettoso dei diritti altrui? Un diritto non è qualcosa che ti viene dato; è qualcosa che nessuno può toglierti. Questa frase di Tom Clark, giudice della Corte Suprema Americana, incanala dentro sé l’essenza di ogni discorso sulla parola “diritto”. E allora, credo, ogni discussione, ogni insegnamento e ogni approccio, dovrebbero partire da qui. Non c’è niente da conquistare, ma solo da far riconoscere. In attesa che anche la Mauritania, tra gli altri, apra gli occhi.


[1] N.d.A. Nel gennaio del 2011 avevo ancora quattordici anni. [2] Proprio quando stavo scoprendo che ci sono moltissime città in Siria, e che sono tutte densamente popolate. La mia conoscenza si fermava a Damasco e Aleppo, senza considerare la miriade di altre cittadine da più di 60.000 abitanti. [3] La mia conoscenza della lingua francofona si esaurisce ad espressioni come je m’appelle, je t’aime e alla classica baguette. Un codice con termini giuridici scritti in francese andava decisamente oltre le mie possibilità di comprensione (nonostante la mia nonna dica sempre che il dialetto milanese e il francese si somiglino; tant’è, a me non sembra). [4] Il processo è terminato il 30 gennaio 2020 e si è svolto innanzi al tribunale penale di Nouakchott. [5] Non tanto perché io creda nell’Italia (soprattutto, nella sua capacità di discernere la presenza ingombrante della Chiesa Cattolica da tutto ciò che chiesa non è e non dovrebbe essere, ma questa è un’altra cosa che non interessa a nessuno), quanto perché viviamo in Europa, nel c.d. mondo occidentale. Siamo moderni.

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